venerdì 30 dicembre 2011

DESIDERIO? NO, TU NO!

di Raffaele Iannuzzi

In fondo alla strada del nostro presente, rigonfio del grottesco di un totalitarismo "subdolo" e straccione, c'è il figlio del Puer, del Fanciullino che è in noi: il De-siderio. Guardare le stelle, senza tristezza, con il rigore della gioia gratuita, ecco la salvezza.


L'hanno definito, come sempre, scontatamente, “siparietto”. Monti che ha in mano la mappa delle analisi di chissà quali cortocircuiti sinuosi delle curve della Sig.ra Spread ("in Monti", ormai è una coppia, anzi una famiglia, oppure, se piace a qualche laicista stagionato, una coppia di fatto), ah sì, spread Bund-Btp, non si accorge di avere alle spalle, nel contempo, la cartografia dello scempio algoritmico, per cui, davanti ai giornalisti italioti (perché estatici di fronte al Nulla) ed europei, americani, che so io, sminestra la sua sbobba, e quando gli dicono: "Oh, guarda che hai tutto il pacco alle spalle!", si gira, con il suo caldo trambustio delle vene, ed esclama un suono gutturale o biascica qualche parola..."Guardate che lì ci sono delle linee di tendenza che qui non vedete" (caspita, brilla il Mario...). Ecco, il nostro "da-a": da Berlusconi, militante e amante della vita fino al falò delle vanità, a Monti, ingegnere del Nulla, distratto e impacciato perfino di fronte al disarmo generale: scena vuota, non si sa a chi stia parlando, e, infine, si ritrova la Mappa delle linee a zig-zag sulla prateria degli speculatori alle spalle: il grottesco cala, senza eccesso di zelo, cala perché è tutto finto e spiaccicato a terra.



E poi c'è la Vita. Altrove. La Vita, in questi casi, è sempre altrove. C'è, quindi, il Desiderio. Il fattore inedito, annotava Jacques Lacan, perfino spregiudicato, che spalanca l'esistenza verso il punto originario che strappa il velo di Maya delle consuetudini e dei grotteschi buro-comici, per saggiare fino in fondo lo spessore dell'esperienza. Dei singoli e di un popolo. Il nostro è un popolo e su di esso cala la mannaia della tecno-burocrazia che si fonda su un pre-supposto/pre-giudizio: è "normale" che voi, cari cittadini italiani, vi addossiate il carico di tutto il crack della Nazione, perché così ci dice l'Europa, lo Spirito assoluto del mondo, lo Spirito a cavallo di hegeliana memoria, ieri Napoleone, oggi il direttorio franco-tedesco (altra mirabile macchina produttrice di teatrini pari a quelli montiani), ergo: la "religione" del sacrificio è scritta, zitti e mosca, testa bassa, palla lunga e pedalare. Il neototalitarismo è soffice, molle, ma non meno bastardo e invasivo.

Leggete cosa ne diceva quel grand'uomo di Giovanni Paolo II, all'indomani del crollo del Muro di Berlino, nell'enciclica "Centesimus annus" (1990): "Il totalitarismo nasce dalla negazione della verità in senso oggettivo: se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l'uomo acquista la sua piena identità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini. Il loro interesse di classe, di gruppo, di Nazione li oppone inevitabilmente gli uni agli altri. Se non si riconosce la verità trascendente, allora trionfa la forza del potere, e ciascuno tende a utilizzare fino in fondo i mezzi di cui dispone per imporre il proprio interesse o la propria opinione, senza riguardo ai diritti dell'altro. Allora l'uomo viene rispettato solo nella misura in cui è possibile strumentalizzarlo per un'affermazione egoistica. La radice del moderno totalitarismo, dunque, è da individuare nella negazione della trascendente dignità della persona umana, immagine visibile del Dio invisibile e, proprio per questo, per sua natura stessa, soggetto di diritti che nessuno può violare: né l'individuo, né il gruppo, né la classe, né la Nazione o lo Stato. Non può farlo nemmeno la maggioranza di un corpo sociale, ponendosi contro la minoranza, emarginandola, opprimendola, sfruttandola o tentando di annientarla” (n.44). E ancora: "A questo proposito, bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida ed orienta l'azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia" (n.46).

E' il nostro presente. Il presente come storia. In fondo alla strada di questo presente rigonfio del grottesco di un totalitarismo "subdolo" e straccione, c'è, però, il figlio del Puer, del Fanciullino che è in noi: il De-siderio. Guardare le stelle, senza tristezza, con il rigore della gioia gratuita, ecco la salvezza. Piedi ben piantati per terra e occhi a rimirar il cielo della verità. Tutto qua.

Ancora il nostro Giorgio Gaber, ad affratellare congiunzioni laiche di varia origine: 

"Il desiderio
è la cosa più importante
che nasce misteriosamente
è il vago crescere di un turbamento
che viene dall'istinto
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che se sai coltivare
ti tiene in vita".

("La mia generazione ha perso", 2001)

Andate a spiegarlo a Monti, grafici alla mano, se ce la fate. Buon anno.


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