giovedì 22 dicembre 2011

I TECNOCRATI E LA PRESA DEL POTERE. GABER AVEVA PREVISTO TUTTO


di Raffaele Iannuzzi

Gli “omìni della testa” contro gli “omìni del corpo”. I teknocrati, “uomini del cervello”, che disprezzano gli “omìni del corpo”. LORO DEVONO. Cosa? DEVONO FARE QUEL CHE FANNO. LORO HANNO INVENTATO LA STANZA DEI BOTTONI.

Un “omìno” della politichetta (la dis-politica, per noi, uomini dell’unità corpo/mente) si è lagnato con gli “omìni della testa”: BASTA CON IL NOI/VOI… Troppo piccoli, costoro, per parlare la parola verace, come direbbe Lacan; sono, invece, parlati dalle loro tristi paure. E’, d’altra parte, l’età delle passioni tristi, questa, l’abbiamo compreso da tempo. L’ipocrisia che infradicia di nulla la parola. Non c’è la più la presa della parola, quando la parola non è più parlata, ma trascorre tra bar colmi di demagogia e nuovi “castisti”, forse, infine, “castristi” o neo-tali.

Gli “omìni della testa son già seduti in Parlamento”, sono la “nuova razza superiore”, “bellissimi e hitleriani”. Non ce l’abbiamo con loro. E’ tutto perfettamente novecentesco. A Lenin piacevano assai i Teknici, con la kappa, sia chiaro. Ci voleva fare la rivoluzione per davvero, con questa genìa di cortigiani assatanati. Ma è pura Burokrazja, questa, non è la tecnica senza la kappa, quella che serve alla politika, stavolta con l’intensità semantica della kappa, per essere tale, scienza (possibile) di governo e trasformazione (parolona grossa, ci piace, però) della società.

Craxi aveva gli attributi e voleva la tecnica al servizio della politica. Se i Teknici sono, però, burocrati e sfornano dati e cifre, sfarinando la testa degli italioti a sedere nell’aula sorda e grigia, infine gli italiani, infilati nel gorgo del caos mentale e frustrati dall’abortito progetto di una vera classe dirigente post-prima Repubblica, allora tutto cambia. Cambia per non cambiare: i pallidi burocrati hitleriani, nuova razza ariana de noantri, festeggiano l’approvazione della più recessiva e inutile manovra dell’ultimo mezzo secolo di storia repubblicana, mentre gli italiani si preparano ai baccanali natalizi con l’ingordigia di chi vuole ingoiare speranza a mezzo di zampone di maiale.

Vogliamo di più e, per ciò, siamo qui a dire la nostra. Intanto, ci affratelliamo alla comunione dei santi laici che tanto ci piacciono, da sempre: Giorgio Gaber, in primis. Oggi tutti lo scimmiottano, selezionandolo ben bene. Noi lo seguiamo dagli anni universitari, dai focosi e veraci anni Ottanta del secolo scorso, dunque noblesse oblige. Ecco un pezzo magistrale di critica attraverso la parola parlante e sentita, siamo nel 1973. Fate i vostri conti…



Nessun commento:

Posta un commento