Il filosofo Wittgenstein disse: "Di ciò di cui non si può parlare, è meglio tacere". Verissimo. Di cosa possiamo parlare, infatti, oggigiorno? Qual è l'oggetto della nostra anaalisi? Dei nostri commenti? Come si fa a parlare, senza inveire, di questo direttorio di tecnicastri che sta ingessando e ammazzando in misura storicamente inarrivabile il nostro Paese? Monti va in giro per il mondo a cercare pacche sulle spalle o coccole, se vi garba di più, da Obama, che poi non se lo fila di pezza, ma intanto l'ingegnoso apparato comunicativo di Palazzo Chigi new style si inventa l'iperbolico WOW! del Presidente americano più incapace di tutti i tempi (Carter al confronto era uno statista a diciotto carati); poi va in Cina, non prima di aver sbertucciato per l'ennesima volta la classe politica più codarda della storia della nostra singolare Repubblica - oggi neopresidenziale in pectore, con Re Giorgio a menare le danze, e non si capisce che stia combinando da quelle parti; nel frattempo, il fottuto spread, che ha causato la sua ascesa al potere, risale, e perfino Re Giorgio si preoccupa (Casini gli viene dietro, ma lui è il nuovo maggiordomo di casa Monti); quindi, dopo aver incassato la cazzata del WSJ sul suo pedigree da Thatcher (Oh my God!), si infila da politicante senza platea politica nel gorgo del lavoro, affermando, stentoreo: "Non si torna indietro".
Domanda: ma di che parliamo?
Qui siamo oltre il linguaggio. La realtà ci racconta che gli italiani hanno ormai capito che la benzina è un lusso per ricchi, perché costa 2 euro al litro; che la casa è un bene di lusso e che verranno tassati modello patrimoniale; che il gas, la luce, l'acqua, tutto salirà e gli stipendi saranno bagattelle per un massacro; il tutto per far cosa? Per riassettare i conti, che ancora non tornano; per far risalire l'economia con il metodo "ammazza il cavallo e poi convincilo a correre per il titolo mondiale"; soprattutto: per far contenta l'Europa, la quale è a distanza siderale dai cittadini, da sempre, e se ne sbatte, dall'alto delle sue varie nomenklature diffuse in ogni dove di quella cosetta che si chiama "sovranità nazionale". Anzi. Il dogma europeista è che siffatta realtà sia la profezia del disastro che si autoavvera, ergo: il diavolo in carne e ossa, anzi in frontiere e spazi, per dirla con quel geniale spirito libero di Regis Debray che - leggiamo su "Libero" - ha appena pubblicato un aureo libretto, Elogio delle frontiere, in cui spiega che o ci si sente parte di qualcosa che è delimitata da confini e che si differenzia da altro o siamo niente, la fuffa del mondo che vaga per lo spazio gestito dai controllori di turno. I quali parlano - male, come Monti - l'inglese e fingono di non essere italiani. e hanno ragione: sono italioti. Che fa rima con idioti.
Raffaele Iannuzzi
sabato 31 marzo 2012
venerdì 2 marzo 2012
"RICCHEZZA" NO Tav?!?
Di Francesco Natale
Partiamo da un assunto: la
mole di violazioni alla libertà soggettiva che tolleriamo quotidianamente ha
raggiunto proporzioni titaniche.
Debitamente carburati da
quattro deficienti vestiti di viola abbiamo preteso di passare al microscopio
la soggettività retributiva della classe politica, senza renderci conto che
quello è stato il primo, fatale passo per consentire al moloch tecnocratico di
vivisezionare con dovizia mengeliana i conti correnti di tutti i cittadini,
netturbini o parlamentari che fossero.
L'integrazione tra anagrafe
tributaria e sistema bancario ci rende tutti schedati in automatico.
A questo aggiungiamo
l'obbligo di giustificare prelievi bancari (di soldi nostri!) sopra i mille
Euro, l'obbligo di segnalazione da parte dell'esercente per acquisti superiori
ai 3000, l 'obbligo
di pagamento immediato di un terzo della somma eventualmente contestataci
tramite cartella esattoriale, giustificata o meno che essa sia.
Se poi siamo soliti
utilizzare denaro elettronico, non ne parliamo neppure.
Siamo un popolo a libertà
limitata, o a schiavitù legalizzata, se preferite.
Tutto questo per il fatto che
non solo abbiamo consentito di essere rinchiusi all'interno di un panopticon
che tutto vede e tutto sa, ma abbiamo pure festeggiato briosamente l'avvento
dei carcerieri.
E in questo quella farloccata
inconsulta della cosiddetta "legge sulla privacy" non c'entra nulla:
qui parliamo della compromissione di una soggettività naturale che dovrebbe
prescindere da qualsiasi legge positiva.
Ora, assodato che indietro
non si torna, mi permetto di pretendere con tutta l'incazzatura del caso che la
medesima pervicacia autoptica sia adoperata nei confronti di quei relitti umani
che collettivamente sono conosciuti come "no tav".
Perché a vedere quotidianamente
quelle facce lombrosiane che paiono uscite da un dipinto di Goya io non mi
accontento più di una semplice schedatura stile DIGOS.
Voglio sapere nel dettaglio
da quale contesto familiare (ammesso che ne abbiano uno...) sono usciti. Voglio
sapere quali scuole hanno frequentato. Voglio avere accesso alle loro cartelle
cliniche. Voglio sapere quanti di loro in percentuale fanno uso di sostanze
psicotrope. In caso positivo voglio sapere se dette sostanze lor signori le
acquistano tramite la medesima malavita organizzata che essi dicono di
contestare o se possiedono laboratori per prodursele in proprio. Voglio sapere
che lavoro fanno. Voglio sapere quale è la natura e l'entità delle loro entrate
economiche.
Voglio avere tutti i loro
profili psicologici in modo da evidenziare se siano o meno dei falliti sul
piano umano ed esistenziale. Voglio riprendere per 2 settimane filate la loro
quotidianità per verificare o meno se le autoelettesi
"buone-madri-di-famiglia-che-pensano-al-futuro-dei-propri-figli" sono
davvero tali oppure se, mentre le suddette sono impegnate a "galvanizzare
le masse", i loro rampolli giocano in cantina con le bombole di azoto
liquido. Voglio sapere, così come lo Stato ha il potere di saperlo nei miei
riguardi, quali libri leggono e dove li acquistano.
Quindi, dopo aver raccolto
tale marea di dati, vorrei realizzarne qualche bell'abstract, magari con
grafici statistici esplicativi, stamparlo su 10.000 T-Shirt e distribuire le
medesime in giro, un pò qua, un pò là.
Perché a sentire il capobastone
del centro sociale occupato "Askatasuna" che parla di
incompresa"ricchezza" culturale e politica del "movimento"
a "Piazzapulita" su La7, io in questa smisurata "ricchezza"
ritengo di avere pieno diritto a metterci mano, proprio come San Tommaso.
Voglio davvero valutare l'entità di questo "patrimonio" dell'Umanità,
prima che l'UNESCO tale lo dichiari.
Voglio sapere in che cosa
questa "ricchezza" differisce, è più "alta" e
"nobile" rispetto a quella dei comuni cittadini con altrettanto
comuni vite normali.
Voglio sapere se per
partecipare degli "utili" di questo "capitale" mi basta
acquistare azioni e/o obbligazioni oppure se la mia iscrizione all'esclusivo
registro dei soci passa necessariamente per la violenza privata, l'incendio
doloso, il tentato omicidio.
Voglio sapere se questi
novelli Paperon de Paperoni dell'umana grazia sono effettivamente interlocutori
politici o, più semplicemente, saltafossi che non hanno mai fatto i conti con
la propria spaventosa, abissale mediocrità e che trovano comodo rifugio nel
degrado e nello squallore, tale per cui ci si autoconvince che l'abominio di
un'esistenza sprecata possa essere riscattato dallo snocciolare inutili mantra
ispirati alla sociologia d'accatto dei quali manco si comprende l'elementare e
superficiale significato o dal lancio di una pietra contro gli odiati celerini.
La catarsi del sanpietrino,
insomma, o il valore apotropaico del mattone che scaccia i demoni, se
preferite. E da quando in qua questa è "Politica", scusate?
E, prima del Gran Finale,
consentitemi una digressione proprio sulla mediocrità: si tratta di un male comune
col quale non sappiamo più fare i conti, e che non riusciamo più a vedere come
risorsa spendibile.
Complici un sistema
scolastico delirante ed un mercato del lavoro neocorporativo, abbiamo
completamente perso ogni elementare senso critico: ci iscriviamo a 18 anni
all'Università, magari dopo essere passati indenni da 13 anni 13 di sistema
scolastico e senza mai aver sfogliato un quotidiano, pensando già a quando
faremo i "ricercatori" o gli "amministratori delegati" o i
"principi del foro". Diciamo di mirare all'eccellenza (e in questo
una politica strumentalizzante getta benzina avio sull'inconsistente falò della
nostra vanità...) e nel momento in cui i fatti, che hanno la testa dura e se ne
fottono altamente delle dichiarazioni di intenti e delle mozioni di sentimento,
ci costringono a ridimensionare tali aspettative siamo irrimediabilmente
perduti. Non riusciamo minimamente a comprendere che la Realtà socio/economica
non è fatta esclusivamente di prime file, ma anche di seconde, terze, quarte e
così via.
In una parola, non prendiamo
più coscienza della nostra eventuale mediocrità: ci compriamo tutti contenti
una Stratocaster e pretendiamo di diventare Yngwie Malmsteen in mezzora, come
se il talento innato non esistesse e non fosse qualcosa, ahimè, destinato a
pochi.
Ora, anziché sfruttare
positivamente la nostra mediocrità, applicandoci con sforzi decuplicati al fine
di conseguire (cosa possibilissima) un briciolo di autostima in più e un ruolo
sociale decente, ci autoemarginiamo, ci abbandoniamo al solipsismo, entriamo
nell'anticamera del degrado, con la ferma convinzione, of course, di essere dei
geni incompresi e con la granitica pretesa che tale "genialità" venga
quanto prima riconosciuta, apprezzata, adorata e vezzeggiata.
Quale collocazione migliore,
quindi, del "movimento"?
Una moltitudine nella quale
ci si può quotidianamente "confrontare" con altrettanti geni
incompresi, la cui tessera di ingresso si paga sputazzando un pò di fiele sulle
"istituzioni", nella quale si fa "kultura" prescindendo da
Dante, Manzoni e Petronio ma, la limite, leggiucchiando malamente Orwell o
Kerouac e fumando balle intere di marijuana.
E questi sono i soggetti che si permettono di
definire "sbirri&caramba" servi e schiavi?
Vittime coscienti della loro
nullità e soggetti diuturnamente alla strumentalizzazione di frange politiche
che ne pompano l'ipertrofia egotica al mero fine di accaparrarsene un domani il
consenso elettorale, questi la libertà manco sanno dove stia di casa , e alla loro
"ricchezza" continuiamo serenamente a preferire la nostra libera,
liberissima povertà...
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