sabato 31 marzo 2012

OLTRE OGNI MISURA

Il filosofo Wittgenstein disse: "Di ciò di cui non si può parlare, è meglio tacere". Verissimo. Di cosa possiamo parlare, infatti, oggigiorno? Qual è l'oggetto della nostra anaalisi? Dei nostri commenti? Come si fa a parlare, senza inveire, di questo direttorio di tecnicastri che sta ingessando e ammazzando in misura storicamente inarrivabile il nostro Paese? Monti va in giro per il mondo a cercare pacche sulle spalle o coccole, se vi garba di più, da Obama, che poi non se lo fila di pezza, ma intanto l'ingegnoso apparato comunicativo di Palazzo Chigi new style si inventa l'iperbolico WOW! del Presidente americano più incapace di tutti i tempi (Carter al confronto era uno statista a diciotto carati); poi va in Cina, non prima di aver sbertucciato per l'ennesima volta la classe politica più codarda della storia della nostra singolare Repubblica - oggi neopresidenziale in pectore, con Re Giorgio a menare le danze, e non si capisce che stia combinando da quelle parti; nel frattempo, il fottuto spread, che ha causato la sua ascesa al potere, risale, e perfino Re Giorgio si preoccupa (Casini gli viene dietro, ma lui è il nuovo maggiordomo di casa Monti); quindi, dopo aver incassato la cazzata del WSJ sul suo pedigree da Thatcher (Oh my God!), si infila da politicante senza platea politica nel gorgo del lavoro, affermando, stentoreo: "Non si torna indietro".
Domanda: ma di che parliamo?
Qui siamo oltre il linguaggio. La realtà ci racconta che gli italiani hanno ormai capito che la benzina è un lusso per ricchi, perché costa 2 euro al litro; che la casa è un bene di lusso e che verranno tassati modello patrimoniale; che il gas, la luce, l'acqua, tutto salirà e gli stipendi saranno bagattelle per un massacro; il tutto per far cosa? Per riassettare i conti, che ancora non tornano; per far risalire l'economia con il metodo "ammazza il cavallo e poi convincilo a correre per il titolo mondiale"; soprattutto: per far contenta l'Europa, la quale è a distanza siderale dai cittadini, da sempre, e se ne sbatte, dall'alto delle sue varie nomenklature diffuse in ogni dove di quella cosetta che si chiama "sovranità nazionale". Anzi. Il dogma europeista è che siffatta realtà sia la profezia del disastro che si autoavvera, ergo: il diavolo in carne e ossa, anzi in frontiere e spazi, per dirla con quel geniale spirito libero di Regis Debray che - leggiamo su "Libero" - ha appena pubblicato un aureo libretto, Elogio delle frontiere, in cui spiega che o ci si sente parte di qualcosa che è delimitata da confini e che si differenzia da altro o siamo niente, la fuffa del mondo che vaga per lo spazio gestito dai controllori di turno. I quali parlano - male, come Monti - l'inglese e fingono di non essere italiani. e hanno ragione: sono italioti. Che fa rima con idioti.
Raffaele Iannuzzi

venerdì 2 marzo 2012

"RICCHEZZA" NO Tav?!?


Di Francesco Natale

 "Vittime coscienti della loro nullità e soggetti diuturnamente alla strumentalizzazione di frange politiche che ne pompano l'ipertrofia egotica al mero fine di accaparrarsene un domani il consenso elettorale, questi la libertà manco sanno dove stia di casa, e alla loro "ricchezza" continuiamo serenamente a preferire la nostra libera, liberissima povertà..."


Partiamo da un assunto: la mole di violazioni alla libertà soggettiva che tolleriamo quotidianamente ha raggiunto proporzioni titaniche.

Debitamente carburati da quattro deficienti vestiti di viola abbiamo preteso di passare al microscopio la soggettività retributiva della classe politica, senza renderci conto che quello è stato il primo, fatale passo per consentire al moloch tecnocratico di vivisezionare con dovizia mengeliana i conti correnti di tutti i cittadini, netturbini o parlamentari che fossero.

L'integrazione tra anagrafe tributaria e sistema bancario ci rende tutti schedati in automatico.

A questo aggiungiamo l'obbligo di giustificare prelievi bancari (di soldi nostri!) sopra i mille Euro, l'obbligo di segnalazione da parte dell'esercente per acquisti superiori ai 3000, l'obbligo di pagamento immediato di un terzo della somma eventualmente contestataci tramite cartella esattoriale, giustificata o meno che essa sia.

Se poi siamo soliti utilizzare denaro elettronico, non ne parliamo neppure.

Siamo un popolo a libertà limitata, o a schiavitù legalizzata, se preferite.

Tutto questo per il fatto che non solo abbiamo consentito di essere rinchiusi all'interno di un panopticon che tutto vede e tutto sa, ma abbiamo pure festeggiato briosamente l'avvento dei carcerieri.

E in questo quella farloccata inconsulta della cosiddetta "legge sulla privacy" non c'entra nulla: qui parliamo della compromissione di una soggettività naturale che dovrebbe prescindere da qualsiasi legge positiva.

Ora, assodato che indietro non si torna, mi permetto di pretendere con tutta l'incazzatura del caso che la medesima pervicacia autoptica sia adoperata nei confronti di quei relitti umani che collettivamente sono conosciuti come "no tav".

Perché a vedere quotidianamente quelle facce lombrosiane che paiono uscite da un dipinto di Goya io non mi accontento più di una semplice schedatura stile DIGOS.

Voglio sapere nel dettaglio da quale contesto familiare (ammesso che ne abbiano uno...) sono usciti. Voglio sapere quali scuole hanno frequentato. Voglio avere accesso alle loro cartelle cliniche. Voglio sapere quanti di loro in percentuale fanno uso di sostanze psicotrope. In caso positivo voglio sapere se dette sostanze lor signori le acquistano tramite la medesima malavita organizzata che essi dicono di contestare o se possiedono laboratori per prodursele in proprio. Voglio sapere che lavoro fanno. Voglio sapere quale è la natura e l'entità delle loro entrate economiche.

Voglio avere tutti i loro profili psicologici in modo da evidenziare se siano o meno dei falliti sul piano umano ed esistenziale. Voglio riprendere per 2 settimane filate la loro quotidianità per verificare o meno se le autoelettesi "buone-madri-di-famiglia-che-pensano-al-futuro-dei-propri-figli" sono davvero tali oppure se, mentre le suddette sono impegnate a "galvanizzare le masse", i loro rampolli giocano in cantina con le bombole di azoto liquido. Voglio sapere, così come lo Stato ha il potere di saperlo nei miei riguardi, quali libri leggono e dove li acquistano.

Quindi, dopo aver raccolto tale marea di dati, vorrei realizzarne qualche bell'abstract, magari con grafici statistici esplicativi, stamparlo su 10.000 T-Shirt e distribuire le medesime in giro, un pò qua, un pò là.

Perché a sentire il capobastone del centro sociale occupato "Askatasuna" che parla di incompresa"ricchezza" culturale e politica del "movimento" a "Piazzapulita" su La7, io in questa smisurata "ricchezza" ritengo di avere pieno diritto a metterci mano, proprio come San Tommaso. Voglio davvero valutare l'entità di questo "patrimonio" dell'Umanità, prima che l'UNESCO tale lo dichiari.

Voglio sapere in che cosa questa "ricchezza" differisce, è più "alta" e "nobile" rispetto a quella dei comuni cittadini con altrettanto comuni vite normali.

Voglio sapere se per partecipare degli "utili" di questo "capitale" mi basta acquistare azioni e/o obbligazioni oppure se la mia iscrizione all'esclusivo registro dei soci passa necessariamente per la violenza privata, l'incendio doloso, il tentato omicidio.

Voglio sapere se questi novelli Paperon de Paperoni dell'umana grazia sono effettivamente interlocutori politici o, più semplicemente, saltafossi che non hanno mai fatto i conti con la propria spaventosa, abissale mediocrità e che trovano comodo rifugio nel degrado e nello squallore, tale per cui ci si autoconvince che l'abominio di un'esistenza sprecata possa essere riscattato dallo snocciolare inutili mantra ispirati alla sociologia d'accatto dei quali manco si comprende l'elementare e superficiale significato o dal lancio di una pietra contro gli odiati celerini.

La catarsi del sanpietrino, insomma, o il valore apotropaico del mattone che scaccia i demoni, se preferite. E da quando in qua questa è "Politica", scusate?

E, prima del Gran Finale, consentitemi una digressione proprio sulla mediocrità: si tratta di un male comune col quale non sappiamo più fare i conti, e che non riusciamo più a vedere come risorsa spendibile.

Complici un sistema scolastico delirante ed un mercato del lavoro neocorporativo, abbiamo completamente perso ogni elementare senso critico: ci iscriviamo a 18 anni all'Università, magari dopo essere passati indenni da 13 anni 13 di sistema scolastico e senza mai aver sfogliato un quotidiano, pensando già a quando faremo i "ricercatori" o gli "amministratori delegati" o i "principi del foro". Diciamo di mirare all'eccellenza (e in questo una politica strumentalizzante getta benzina avio sull'inconsistente falò della nostra vanità...) e nel momento in cui i fatti, che hanno la testa dura e se ne fottono altamente delle dichiarazioni di intenti e delle mozioni di sentimento, ci costringono a ridimensionare tali aspettative siamo irrimediabilmente perduti. Non riusciamo minimamente a comprendere che la Realtà socio/economica non è fatta esclusivamente di prime file, ma anche di seconde, terze, quarte e così via.

In una parola, non prendiamo più coscienza della nostra eventuale mediocrità: ci compriamo tutti contenti una Stratocaster e pretendiamo di diventare Yngwie Malmsteen in mezzora, come se il talento innato non esistesse e non fosse qualcosa, ahimè, destinato a pochi.

Ora, anziché sfruttare positivamente la nostra mediocrità, applicandoci con sforzi decuplicati al fine di conseguire (cosa possibilissima) un briciolo di autostima in più e un ruolo sociale decente, ci autoemarginiamo, ci abbandoniamo al solipsismo, entriamo nell'anticamera del degrado, con la ferma convinzione, of course, di essere dei geni incompresi e con la granitica pretesa che tale "genialità" venga quanto prima riconosciuta, apprezzata, adorata e vezzeggiata.

Quale collocazione migliore, quindi, del "movimento"?

Una moltitudine nella quale ci si può quotidianamente "confrontare" con altrettanti geni incompresi, la cui tessera di ingresso si paga sputazzando un pò di fiele sulle "istituzioni", nella quale si fa "kultura" prescindendo da Dante, Manzoni e Petronio ma, la limite, leggiucchiando malamente Orwell o Kerouac e fumando balle intere di marijuana.

E questi sono i soggetti che si permettono di definire "sbirri&caramba" servi e schiavi?

Vittime coscienti della loro nullità e soggetti diuturnamente alla strumentalizzazione di frange politiche che ne pompano l'ipertrofia egotica al mero fine di accaparrarsene un domani il consenso elettorale, questi la libertà manco sanno dove stia di casa, e alla loro "ricchezza" continuiamo serenamente a preferire la nostra libera, liberissima povertà...