Sono ancora fresche le
immagini del tostissimo spot che Clint Eastwood ha girato per Chrysler in
occasione del Superbowl, tutto mascella quadrata, voce di cartavetro e american
dream a bizzeffe. Un uomo, un attore e un regista, Clint, che forse più di ogni
altro incarna oggi l'immagine di quell'America "as it should be",
ovvero "come dovrebbe essere".
E...da questa parte
dell'Occidente a noi che cosa tocca?
Semplice: Luigi De Magistris
che in un video di rarissima guapperia dà del "tu" ad Al Pacino,
straparla di una Napoli digitale proiettata al futuro (quando riuscirà a
digitalizzare la rumenta ne riparleremo...), e invita la grande star americana
a presentare il suo ultimo film, "Wild Salomé" nella capitale partenopea.
Illuminante, tra le
innumerevoli perle, il seguente passaggio: "(...) Comunico per la prima
volta con te (Al Pacino -nda-) a una telecamera per manifestare il mio
grandissimo apprezzamento per la tua storia di attore, per quello che hai fatto
anche nell'impegno sociale e civile in tanti film, da Serpico, il Padrino,
Scarface che è diventato per i criminali
anche un modo, come dire, da seguire nelle ville della Camorra e che oggi
invece lo Stato ha ripreso per farne dei beni confiscati destinati alla società".
Cosa avrà voluto dire
quest'uomo e, soprattutto, cosa mai si aspetterà che capisca di questa ardita
circonvoluzione linguistica l'amico Al?
Ora, nessuno pretende da un
ex magistrato un contegno linguistico da cruscante, tuttavia questo, più che il
Sindaco di Napoli, pare il Sindaco di Palomonte e Contursi Terme (qui il link
per sapere di chi stiamo parlando: http://www.youtube.com/watch?v=iCMK2Njj9Es)
Materiale da (odiosissima,
per carità) Gialappa's Band, insomma.
Ma al di là della sguaiata
comicità involontaria, il "discorso" di De Magistris pone qualche non
banale spunto di riflessione.
E' fisiologico, infatti, che
un Sindaco cerchi di fare marketing iperbolico a favore della propria città,
nulla da dire.
Quello che colpisce qui,
però, è l'insieme di "pilastri valoriali" a cui De Magistris fa
riferimento: l'impegno sociale e civile, la Napoli cibernetica di Iksos (???),
una "Napoli che ha il cuore rivolto al Sud del Mondo ma lo sguardo puntato
a Nord" qualunque cosa ciò possa significare, una spruzzata di
Camorra-ville-confisca che non guasta mai e il "crossroad"
socio-culturale che, stando al signor Sindaco, caratterizza da sempre la sua
città (che si sia confuso con la Istambul dei Litfiba?).
E' un chiarissimo (almeno
questo...) richiamo agli odierni valori che connotano l'eroismo moderno, tutto
fatto di "solidarietà", "tolleranza", "digitale",
"multiculturale", "antimafia", "educazione
fiscale", "accoglienza", verde speranza, giallo canarino e rosso
fuoco. Parole di nebbia, insomma: prive di qualsivoglia significato concreto,
ovvero aderente alla Realtà, ma che sono in grado di affabulare immediatamente
una platea dall'encefalo bollito e salmistrato ormai inossidabilmente convinta
che la semplice parola, soprattutto se pronunciata da cotanto oratore, abbia
capacità demiurgiche, ovvero basti da sola a modificare come per magia la
Realtà fattuale.
Questo è il dato più
preoccupante: dopo il Gottverdammerung, ovvero la disintegrazione degli
archetipi tradizionali, e con l'avvento del "gandhismo" (che è roba
ben diversa rispetto a Gandhi), ecco l'alba della nuova generazione di eroi:
Gino Strada, i delatori fiscali, Rigoberta Menchu Tum, Vandana Shiva, Ward
Churchill, Eddie Vedder, Sinead O'Connor e altro ciarpame del genere.
Il fenomeno è presto spiegabile:
esiste da parte dell'individuo una necessità latente di identificazione con
qualcosa che sia "altro" da sé e "migliore" del sé, la qual
cosa non implica necessariamente un complesso di inferiorità o
l'insoddisfazione caratteristica del maniaco depressivo, quanto più la scelta
di un modello positivo da seguire.
E'esattamente in quest'ambito
di autoricerca che rileviamo gli effetti più devastanti del positivismo, qui
inteso come materialismo puro volto alla demolizione del mito, cioè dell'epos:
abbiamo consentito che Bernardo di Chiaravalle venisse degradato al rango di
squadrista xenofobo, che San Giorgio venisse considerato un pericoloso nemico
dell'ambiente vista la strage di rettili di cui si è reso responsabile, che
Capitan America fosse bollato come alfiere dello sciovinismo imperialista
statunitense, che Artù venisse ricordato solo come gran cornuto e, al contempo,
che Lancillotto divenisse portabandiera del libero amore in libero regno (con
buona pace di Chretienne de Troyes...), che i Saxon fossero chiamati porci
fascisti perché hanno pubblicato nel 1984 un disco (bellissimo, per altro)
intitolato profeticamente "Crusader". Ultimo ma non ultimo, abbiamo
pure consentito che quel saltafossi tristanzuolo di Francesco Nuti profanasse
uno (tra i tanti) vertici della nostra eccelsa letteratura, ovvero Pinocchio.
Abbiamo, in una parola,
consentito che i nuovi "maestri del pensiero", da Corrado Augias ad Eugenio
Scalfari passando per Paolo Flores d'Arcais e Hans Kung demolissero, con
diuturna perseveranza, gli archetipi che, per loro stessa natura, stavano alla
base della nostra civiltà occidentale.
Ma la necessità di
identificazione connaturata alla nostra condizione umana non è scomparsa e,
anzi, continua ad invocare prepotentemente modelli di ispirazione: solo che
oggi, non paghi di aver sostituito Dio con la "costituzione", abbiamo
pure permutato Prince Valiant e Tex con la raccolta differenziata e la
"solidarietà", perdendoci, e pesantemente, nel cambio.
Forse è anche per questo che
ancora oggi qualcuno guarda speranzoso all'America: un paese che, nonostante i
tanti mutamenti e gli innumerevoli passi falsi difende e conserva gelosamente
la propria storia e le proprie tradizioni; un paese che forse dimenticherà
presto Obama, ma che certamente ricorderà per sempre Clint Eastwood e Ronald
Reagan.
E noi? Beh, noi siamo a
posto: possiamo consolarci con "l'amico" di Al...
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