Di Francesco
Natale
Qualche anno fa Massimo
Introvigne sostenne che l'unica pregiudiziale praticabile oggi è quella anti
Cattolica: se da un lato è possibile, quindi, sparare ad alzo zero sul Papa,
sul Vaticano, sui preti che sono tutti pedofili nessuno escluso, dall'altro la
massima attenzione deve essere prestata quando si parla di minoranze
etniche e religiose, quando si
parla di immigrazione, quando la difesa di principi non
negoziabili discendenti dal Diritto Naturale impone lo scontro politico contro
le lobby più disparate, da quella dei "razionalisti" irragionevoli
(vedi alla voce UAAR) a quella, in particolare, LGBT
(lesbian-gay-bisex-transgender). Il fatto che di lobby si tratti, se necessità
ulteriore ci fosse di dimostrarlo, sta proprio nel fatto che questi ultimi si
sono pure muniti di apposito acronimo dalla valenza internazionale.
In quanto lobby, ovvero
gruppo di pressione, la gang LGBT è portatrice di interessi politici
particolari (e non universali) che incidono o, comunque, mirano ad incidere in
maniera significativa nella sfera soggettiva e intersoggettiva di tutti i
consociati, che questi lo vogliano o meno.
Interessi politici
particolari contro i quali non è possibile porre argine dialettico, a causa del
conformismo imperante e della iperframmentazione linguistica che ribalta,
stravolge e distorce il senso elementare delle parole, le quali cessano di
avere un legame con la cosa che dovrebbero definire (la res, propriamente: da
qui "Realtà") e divengono semplicemente nebbia: "parole di
nebbia", appunto, come da
felice definizione di Luca Ricolfi.
E'l'essenza perversa del
cosiddetto "politicamente corretto", la forma più devastante di
conformismo linguistico, antitetico rispetto alla "rosa" di Gertrude
Stein, un "codice" di regole non scritte quotidianamente aggiornato
il cui scopo principale consiste nel fare filtrare osmoticamente ciò che
appartiene alla categoria dell'innaturale verso il suo opposto ontologico,
ovvero il naturale, attribuendo una valenza demiurgica alla parola che diviene
semplice contenitore privo di qualsivoglia contenuto: e così la
"rosa" può diventare "banana", il "cane" può
diventare "elefante", la "costituzione" diviene
interscambiabile con "Dio". E guai a chi si ostina a sostenere che
"una rosa è una rosa", qualora questo semplice atto cognitivo
rispondente a Realtà rischi di risultare inopportuno, offensivo, potenzialmente
settario o discriminatorio: si viene automaticamente esclusi dalla cerchia
delle "anime belle" per essere rispediti con disonore nella fossa dei
trogloditi.
Questo è il danno più grave
che la correttezza politica ha inflitto alla nostra Realtà: ha riscritto giorno
dopo giorno le regole della nostra convivenza civile, che "civile"
non può più essere perché ormai fondata esclusivamente sull'oltraggio
sistematico e diuturno alla Verità.
E, a pena di essere marchiati
a fuoco come barbari incivili, tutti devono piegarsi a questo circo di
acrobazia linguistica il quale, annichilendo l'aderenza al reale della parola e
trasformando così ogni discorso, ogni dibattito, ogni scontro dialettico in una
insostenibile passeggiata sulle uova ha completamente svuotato di significato
la giusta, legittima e sacrosanta diatriba politica: perché ogni logos
realmente politico implicherà l'accensione di un conflitto con una o più
controparti e l'idea stessa che possano esistere soluzioni politiche a costo
zero, ovvero postulanti la possibilità che nessuno si faccia male e che non
siano lesi gli interessi di nessuno è come minimo infantile, quando non apertamente
criminale.
Ne sa qualcosa l'ex assessore
alla mobilità del Comune di Lecce, Giuseppe Ripa, il quale è stato costretto
alle dimissioni dopo aver scritto sulla pagina Facebook del Sindaco Paolo
Perrone che Nichi Vendola è "una femminuccia afflitta da turbe
psichiche", in riferimento allo stato disastroso della sanità in Puglia.
La dissociazione dalla parole
di Ripa è stata immediata: dal Sindaco Perrone agli organi periferici del PDL
tutti si sono affrettati a stigmatizzare le parole dell'ex assessore, profondendosi
in scuse umiliatissime verso Vendola e richiedendo a gran voce, torce e forconi
alla mano, la testa di Ripa.
La cosiddetta "stampa di
(ex) regime", ovvero il "Giornale" ci ha messo del suo,
accostando le dichiarazioni pecorecce di Ripa a quelle paranaziste di qualche
scalmanato leghista che tempo addietro propose l'apertura di forni crematori
per i Rom e la castrazione chimica per impedire agli extracomunitari di
riprodursi troppo velocemente. Guerra a tutto campo e senza quartiere, insomma,
cui ha fatto seguito la prevedibile Untergang di Ripa, grazie in particolare
non tanto ai rappresentanti dell'Arcigay, quanto alla solerte opera di
"correzione politica" dei suoi stessi compagni di partito. Vendola ha
prudentemente taciuto, ben conscio che il suo silenzio avrebbe fatto da
catalizzatore per la reazione autonoma, tutta "made in Stoccolma",
del PDL pugliese evidentemente afflitto da gravissimo complesso di inferiorità
e ansioso di dimostrarsi "micio, bello e bamboccione" agli occhi
severi della lobby LGBT. La quale oggi può vantare di avere fatto silurare, e
senza nemmeno essersi sporcata le mani in prima persona, un assessore di un
importante comune del Sud Italia. Chapeau, niente da dire.
Ora, non interessa qui
stabilire se Ripa sia stato o meno un assessore buono o mediocre, né connotare
come più o meno opportune le sue esternazioni su un canale, per altro, non
istituzionale quale è Facebook, quanto più sviluppare considerazioni realmente,
una volta tanto, politiche.
In primo luogo: esiste un legame
funzionale tra le scelte inerenti al comportamento sessuale dell'individuo e la
sua visione politica? Direi proprio di si.
Soprattutto per quanto
riguarda l'approccio politico a quei principi non negoziabili cui accennavamo
poc'anzi.
E'infatti assolutamente
lecito pensare che l'agenda politica di Nichi Vendola in materia di
"unioni civili", adozione per single o coppie gay, somministrazione
della pillola abortiva RU486, supporto o negazione del medesimo ai medici
obiettori di coscienza, endorsement del "Gay Pride" con eventuale
cospicuo pubblico finanziamento, istruzione scolastica primaria atta alla
equiparazione delle "diverse famiglie" (vedi alla voce Pierfrancesco
Majorino) sia sostanzialmente divergente da quella del Governatore Roberto Cota.
Questo non solo per una
specifica appartenenza politica, ma anche, giocoforza, per la specificità di
una scelta comportamentale in apparenza personale, ma che in realtà si traduce in azione
politica generale per tutti i consociati.
E allora, assodato che da una
scelta personale discendono approcci politici ben delineati, non c'è nulla di
fascista, di settario, di discriminatorio nel sostenere con limpida chiarezza
che molti elettori, compreso il sottoscritto, non vogliano essere amministrati
da un omosessuale.
Non per questioni di
carattere moralistico, attenzione, perché questo sarebbe riduttivo e ci
costringerebbe a giocare secondo le regole, politicamente corrette of course,
dell'avversario, ma per una questione prettamente politica.
Fermo restando il fatto che
l'Uomo è tale sempre e comunque, e quindi ha sempre dignità e diritti
soggettivi, le scelte che questo compie sono invece perfettamente opinabili,
criticabili o apprezzabili, soprattutto se dette scelte comportano
l'accoglimento di istanze particolari antitetiche, quindi apertamente
confliggenti, con principi non suscettibili di secolarizzazione.
Quindi liberissimo Vendola di
candidarsi, coagulare consenso riguardo a determinate battaglie
"moderniste" ed, eventualmente vincere le elezioni regionali così
come le primarie del PD: nessuno ha la benché minima intenzione di
impedirglielo sulla base di criteri puritani stantii come il formaggio
ammuffito e assolutamente antipolitici.
Allo stesso modo non c'è
nulla di irrispettoso, retrogrado o abominevole nel sostenere apertamente che
la sua omosessualità, per altro mai nascosta, possa rappresentare uno scrimine
politico determinante perfettamente rispondente al libero esercizio dei propri
diritti soggettivi. Bollare tale libera espressione come inaudita, inopportuna
e discriminatoria, questo sì, sarebbe fascismo allo stato puro...
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